venerdì 18 marzo 2016

BOLOGNA - ABBAZIA DI SANTO STEFANO - SANCTA JERUSALEM BONONIENSIS



Verso la fine del 786 Carlo Magno venne a Bologna a farsi consegnare le reliquie dei santi Vitale e Agricola, perpetuando così un antico rapporto privilegiato tra il mondo gallico-francese e le figure dei protomartiri bolognesi.

La Basilica del Sepolcro è la più antica delle chiese stefaniane. Essa racchiude quasi 1600 anni di storia cristiana e 200 anni di storia pagana nella particolarità del culto isiaco. Verso la fine del primo secolo dopo Cristo esisteva un tempio pagano (Iside?) che fu poi abbandonato. Vista la presenza di una sorgente dentro il luogo stesso, esso fu riutilizzato per un battistero. Ciò dovrebbe coincidere con l'episcopato di san Petronio nella prima metà del V secolo. A metà dell'XI secolo, sull'onda della ricostruzione a Gerusalemme del Santo Sepolcro, operata da Costantino Monomaco, venne costruito "a similitudine" questo sepolcro. La ristrutturazione interessò la maggior parte dell'edificio preesistente, con l'intento di adattarlo alla necessità di un monastero benedettino, per potere vivere a Bologna le emozioni dei luoghi santi e della loro visita. 












CHIESA DEL CROCIFISSO









BASILICA DEL SEPOLCRO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

















CORTILE PROSPICIENTE LA BASILICA DEL SEPOLCRO











Portale della Basilica del Sepolcro





IL CAMPANILE















CHIOSTRO MONASTICO











LA CRIPTA






Lippo di Dalmasio - Maria e il figlio - Affresco massellato sec. XIV






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giovedì 17 marzo 2016

ROMA - SAN CARLO ALLE QUATTRO FONTANE: UN CAPOLAVORO DEL BORROMINI


DESCRIZIONE


Il complesso monumentale di San Carlo alle Quattro Fontane, posto all'incrocio tra via Quattro Fontane (antica strada Felice) e via del Quirinale (antica via Pia), è unanimemente riconosciuto come il capolavoro del   Borromini ed il gioiello del barocco romano. L'angusta dimensione del sito e la sua irregolarità rendeva particolarmente delicato l'accordo tra la sua volontà di sperimentare la portata rivoluzionaria della sua concezione architettonica e l'intenzione di non tradire le aspettative della committenza in merito ad una perfetta funzionalità della committenza dal punto di vista distributivo.  


Il primo ad essere costruito fu il convento (1634 - 35): lo stretto corpo di fabbrica servito da una scala a chiocciola e affacciato su un ampio giardino interno, comprendeva un primo livello occupato da ambienti collettivi (refettorio, cucina e locali igienici), due piani superiori destinati alle celle monastiche e un ultimo piano adibito a biblioteca con annesse logge laterali.  


Nel 1635 - 36 furono costruiti il Chiostro e l'ala conventuale prospiciente via del Quirinale che al piano terreno accoglieva l'ampio vestibolo ed ai piani superiori, accessibili tramite una scala a chiocciola, la Sala Capitolare, l'ambiente del guardaroba ed una soffitta. 


Negli anni tra il 1638 ed il 1641 si affrontò il complesso cantiere di costruzione e finitura di Cripta, Chiesa, cappelle del Nazareno e Barberini. Furono anche  completati gli ambienti adiacenti destinati alle funzioni liturgiche (sagrestia al piano terreno e ambiente del coro soprastante).


“La scenografica facciata, ultima realizzazione dell’architetto, presenta un andamento continuo, convesso al centro e concavo ai lati, che si propaga nei due ordini, ricchi di ornamenti e tripartiti da colonne; in ogni comparto un ordine minore divide lo spazio in due piani. Sopra il portale, nicchia con statua di san Carlo Borromeo di Antonio Raggi. Originali sono il coronamento a balaustra, dove due angeli in volo sorreggono un medaglione ovale con affresco e la cupola ellittica con lanterna a nicchie concave. Sul lato sinistro è il campanile, con cella campanaria ad andamento concavo convesso e copertura a cuspide.      

L’interno della Chiesa, di piccole dimensioni, è una delle prime realizzazioni del Borromini: bianco e privo di dorature, ha impianto ovale , con nicchie raccordate da colonne corinzie alveolate che seguono la parete e sorreggono una trabeazione continua. La cupola ovale presenta lacunari in stucco cruciformi, esagonali e ottagonali. Sull’altare maggiore campeggia la Trinità, di Pierre Mignard. Nella cappella sinistra  Riposo nella fuga in Egitto di Giovanni Francesco Romanelli; nella sagrestia, San Carlo Borromeo in adorazione della Trinità di Orazio Borgianni.

Sulla sinistra dell’ingresso si accede alla Cripta, di pianta uguale, ma più compressa, con volta su pilastri.

Accanto alla Chiesa si trova il Chiostro, capolavoro di armonia e proporzione, su due ordini con pianta ottagonale ad angoli convessi;  colonne binate sorreggono al piano inferiore archi e, in quello superiore, la loggia caratterizzata da balaustri, alternativamente dritti e rovesci.”

Da Guida Rossa TCI di Roma


IMMAGINI








ESTERNO








 

INTERNO DELLA CHIESA













Carlo Borromeo di Orazio Borgianni

























IL CHIOSTRO













 

CRIPTA
















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domenica 6 marzo 2016

ROMA - SANTA MARIA DEL PRIORATO E LA VILLA DEI CAVALIERI DI MALTA CON I GIARDINI




 La chiesa è opera unica di Giambattista Piranesi. Ha una navata centrale con cappelle laterali è caratterizzata da una facciata quasi a picco su via Marmorata, a causa dello stretto sagrato. Da un punto di vista figurativo, la trabeazione ed il timpano sono sostenuti da due coppie di lesene. Ognuna di esse reca un anello in bassorilievo con una spada corta (gladio) e termina con un capitello costituito da una coppia di sfingi alate contrapposte, tra le quali è inserita una torre. Tra le lesene ed il portale vediamo un disco solare con una doppia pigna ed un cartiglio con l'iscrizioe FERT (Fortitudo ejus Rhodum tenuit). Nella splendida controfacciata campeggia la finestra centrale che fa da contrappunto all'oculo



L'altare è opera di Tommaso Righi, allievo del Piranesi. E' composto da tre strati. Su quello superiore si eleva la statua di San Basilio in gloria.


Il giardino ha forma di labirinto che simboleggia il cammino iniziatico interiore. Le quinte alberate del viale di fronte all'ingresso, sapientemente sagomate, formano una galleria che converge verso la cupola di San Pietro, visibile in lontananza.


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Giambattista Piranesi una volta sola, in tutta la sua vita, fu chiamato a dirigere un cantiere. Nel novembre 1764, il gran priore Giovan Battista Rezzonico, cardinale veneziano e nipote di Clemente XIII, gli affidò l'incarico di sistemare sul colle Aventino l'intera zona di proprietà del Sovrano Ordine di Malta: la villa conventuale, i giardini e la chiesa di Santa Maria del Priorato. Questa, all'epoca, era una modesta costruzione rinascimentale, come appare, tra le vigne, in un dipinto del 1736 di Gaspar van Wittel. Le sue origini risalivano però, come Santa Maria Aventina, al X secolo, e coincidevano con la nascita di una abbazia benedettina dedicata a san Basilio di Cappadocia. Nel XII secolo, il monastero passò ai Templari e, all'inizio del Trecento, ai Cavalieri di Rodi, poi di Malta.



Affiancato dal capomastro Pelosini, Piranesi rafforzò i terrapieni dei giardini e risistemò la villa, costruita nel Cinquecento e sopraelevata nel Seicento. Poi consolidò le fondazioni della chiesa, rialzò i muri laterali e ristabilì la volta. Egli trasformò la chiesetta cinquecentesca in un edificio che rappresenta un capolavoro e una svolta straordinaria nella storia e nel gusto della architettura religiosa. All'esterno, Piranesi mascherò la misera facciata incrostata di marmo e travertino sotto un originalissimo rivestimento bianco, geometricamente lineare, nella tecnica a "stiacciato" degli antichi rilievi imperiali e delle colonne romane. L'interno, a una sola navata, fu interamente rivestito di candidi stucchi, una miscela ben dosata di calce e polvere di marmo, disegnati da Piranesi ed eseguiti dal romano Tommaso Righi che, alcuni anni dopo, fu chiamato in Polonia a lavorare per re Stanislao Augusto. Il risultato è una totale e fantasiosa trasfigurazione, in senso evocativo e celebrativo, della costruzione preesistente.  

Le pareti non sono più una semplice architettura, ma una collezione di ornamenti, una meditazione sull'antico, nella quale Piranesi dispiegò tutta la sua curiosità di erudito e di collezionista antiquario. Non contento del repertorio greco-romano, egli interrogava l'Egiziano e l'Etrusco. Non soltanto per il piacere di fantasticare. Nei rilievi indecifrabili e misteriosi, l'artista decolora e scompone il mondo classico, esalta il frammentario e il discontinuo, lacera e sfrangia il tempio, rende incompiuta la memoria.

Fra il barocco morente ed il neoclassico nascente, percorre Santa Maria del Priorato un brivido cheè già preromantico, il rimpianto di un mondo perduto. L'artista non lo aveva chiesto, ma ottenne il privilegio di essere sepolto nella chiesa. Morì il 9 novembre 1778, a cinquantotto anni, dopo avere rifiutato le cure dei medici. Costretto a letto, si faceva portare i rami delle incisioni, perché considerava il riposo indegno di un figlio di Roma.  





ESTERNO DELLA CHIESA

























1)Monumento funebre di Giambattista Piranesi, opera di Giuseppe Angelini

2)Memoria funebre del Gran Maestro Galeazzo di Thun e Holtenstein

3)Sepolcro di fra Bartolomeo Carafa, decapitato innocente dai Colonna nel 1405

4)L'altare maggiore con la statua di San Basilio in gloria tra gli angeli

5)Sepolcro del Gran Maestro Riccardo Caracciolo

6)Sepolcro del cardinale Gioacchino F. Portocarrero

LA VILLA





















INTERNO DELLA CHIESA







Statua di Giovambattista Piranesi

Lo scultore Giuseppe Angelini, suo allievo, ha raffigurato il maestro in un atteggiamento pensoso, sobriamente avvolto nella toga quirite.  


PANORAMI













In lontananza si vede la cupola di San Pietro

I GIARDINI






Vista della chiesa di Sant'Anselmo













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