giovedì 7 aprile 2016

CHIESA DEI SANTI AMBROGIO E CARLO AL CORSO

I Lombardi avevano fondato a Roma fin dal 1471 una Confraternita che aveva sede nella piccola chiesa di San Nicola de Tufis in Campo Marzio. Dopo l'acquisto di un terreno adiacente, nel 1513 si pensò all'ampliamento dell'edificio ed alla costruzione di una chiesa dedicata a S. Ambrogio vescovo, costruzione che ebbe un nuovo impulso ad opera del cardinale Paolo Emilio Sfondrato, il quale, in seguito alla canonizzazione di S. Carlo Borromeo, nel 1610 promosse il progetto della unificazione della intitolazione del futuro edificio ai due grandi santi milanesi. Nel 1612 Paolo V eresse la Confraternita al rango di Arciconfraternita dei SS. Ambrogio e Carlo. Del progetto architettonico fu incaricato Onorio Longhi; il lavori proseguirono con il figlio Martino e, successivamente, con Francesco Contini. Nel 1665, diversi architetti, fra cui Francesco Borromini e Pietro da Cortona, furono interpellati circa la stabilità dei piloni, su cui doveva essere innalzata la cupola, all'epoca non ancora costruita. Il completamento dell'edificio avvenne nel 1669 sotto la direzione di Tommaso Zanoli, che lavorò su disegni di Pietro da Cortona.
 
La singolare facciata, costruita nel 1682-84 da G.B. Menicucci e fra' Mario da Canepina, su disegno del Cardinale Luigi Alessandro Omodei e restaurata nel 1990, è tripartita da un ordine gigante corinzio, a paraste laterali e semicolonne al centro, con trabeazione e timpano spezzati e di forte aggetto. La stupenda cupola si qualifica soprattutto per il tamburo, aperto da finestre e plasmato da pilastri e colonne libere.  

L'interno, notevole per l'ampia e slanciata spazialità,  è a tre navate con volta a botte e tre cappelle per lato, con le quali sono allineati i bracci del transetto dominato dalla cupola; intorno al profondo presbiterio absidato si sviluppa , in prosecuzione delle navata laterali, un deambulatorio, unico a Roma ed evidente richiamo a quello del Duomo di Milano. La ricchissima decorazione non prevale sulla struttura, ma ne costituisce parte integrante. Nelle cappelle, coperte con cupola, i paliotti degli altari sono in marmi policromi. Gli stucchi del transetto, della volta centrale e della tribuna, sono stati eseguita da Cosimo e Jacopo Antonio Fancelli su disegno di Pietro da Cortona. La decorazione della chiesa è molto ricca: i dipinti sono opera di artisti della scuola romana tardo-barocca. Le statue in stucco, poste nelle nicchie aperte tra i pilastri della navata, furono eseguite da Francesco Cavallini tra il 1677 ed il 1687. La decorazione in affresco fu iniziata da Giacinto Brandi, allievo di Lanfranco, e continuata da Paolo Brozzi, autore dei finti stucchi realizzati nella navata, nel deambulatorio e nella cupola. Altri pittori sono stati responsabili della decorazione nelle campate laterali (1678-1681).

 

 

 

LA FACCIATA





















































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